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© Arch. Franco Della Rosa
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TUTTI I DIRITTI DI RIPRODUZIONE SONO RISERVATI ALL’AUTORE
1 - in copertina: vista della Città tratta dall'opera "Salve Umbria verde" di Tito Moretti, Firenze, 1906.
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A don Mario Pericoli
- anello di congiunzione tra passato e presente -
quale riconoscimento per il vitale impegno
verso la conoscenza e tutela
della sua Città.
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PRESENTAZIONE
Questo numero è compilato da un amerino ma rientra
nella collana "Res Tudertinæ"
per ricambiare una proficua collaborazione
da tempo iniziata
e perché ne segue lo spirito
e l’intento che è quello di divulgare
la cultura e continuare gli ottimi antichissimi rapporti
tra Ameria e Todi.
don Mario Pericoli
Todi, 19 settembre 1999
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Don Mario Pericoli in Santa Maria in Camuccia ad un mese dalla morte,
dopo aver contribuito a questo libro, detta la Prefazione a Franco Della Rosa.
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INTRODUZIONE
Nel rileggere il volume, Todi nel Medio Evo, del prof. Getulio Ceci, notai con profonda meraviglia, che, nella prefazione della stessa opera, si era dimenticato (per negligenza?) di citare fra i tanti collaboratori che lo aiutarono nelle ricerche storiche per la stesura del volume, il cav. Edilberto Rosa di Ameria.
Ebbene, mi giova ricordare agli amici todini che Edilberto Rosa fu un fervente e appassionato studioso, nonché ricercatore storico su Ameria, su l’Umbria e l’Italia in generale.
Tra gli appunti del Rosa che conservo gelosamente, risultano studi e precisi riferimenti ad argomenti riguardanti notizie locali ricavate dagli archivi comunali dell’Umbria e anche in quelli di Firenze, Arezzo e Roma.
Esiste una particolare e vasta corrispondenza fra il prof. Ceci ed il Rosa per quanto concerne i rapporti fra Todi e Ameria nel Medio Evo.
L’Autore prima della pubblicazione su richiamata, si era recato più volte in Ameria, ospite del Rosa, per ricavare nel nostro archivio storico le necessarie notizie; lo stesso fu di valido aiuto tanto che gli procurò quei particolari sugli avvenimenti storici susseguitesi nel secolo XIII quando Ameria fu assoggettata a Todi.
Il manoscritto che pubblichiamo, fa parte di una vasta raccolta di documenti conservati nell’archivio di ricerche storico-artistiche dello scrivente. Le notizie riportate non sono né di carattere eccezionale, né inedite, ma interessanti.
Il Gruppo Ricerca Fotografica, che da oltre vent’anni svolge una intensa attività di salvataggio di materiale storico, in particolare in ambito locale, ha ritenuto il manoscritto meritevole di pubblicazione.
È con profonda soddisfazione che offriamo questo omaggio a Todi, in quanto fra quest’ultima e la vicina Ameria i notevoli rapporti creatisi nel passato, hanno lasciato una impronta di alto interesse. Infatti sin dall’antichità, Plinio il Vecchio nella "Historia Naturalis" riporta un fatto ragguardevole, se non curioso, collegando le due città, quando nella cosmologia e più precisamente nella sezione metereologica sui fenomeni dell’aria, tratta di perturbazioni atmosferiche e s’introduce negli arcobaleni e suoi eventi prodigiosi; così descrive un avvenimento del 103 a.C.
"(58) Armorum crepitus et tubae sonitus auditos e caelo Cimbricis bellis accepimus, crebroque et prius et postea. Tertio vero consulatu Mari ab Amerinis et Tudertibus spectata arma caelestia ab ortu occasuque inter se concurrentia, pulsis quae ab occasu erant. Ipsum ardere caelum minime mirum est et saepius visum maiore igni nubibius correptis";
che tradotto si riporta: "Clangore d’armi e squilli di tromba furono uditi nel cielo, si riferisce, al tempo delle guerre cimbriche, e spesso anche in precedenza e in seguito. Ma, nel terzo consolato di Mario, quelli di Ameria e Todi scorsero armi nel cielo scontrarsi fra loro, venendo da oriente e occidente, e furono sconfitte quelle che venivano da occidente. Che persino il cielo si infiammi, non ha nulla di stupefacente, e in effetti lo si è visto spesso, quando le nubi sono invase da un incendio particolarmente grande".
Se questa pubblicazione avrà un felice accoglimento, sarà nostra cura proporre agli amici di Todi altre notizie di natura storica, che noi conserviamo in attesa di ulteriore approfondimento.
Marcello Perelli
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PREFAZIONE
L’opera di seguito pubblicata non ha la pretesa di erudire il lettore sulla storia di Todi ma semplicemente di far conoscere un documento tipico del settecento legato ai rapporti di scambio di notizie fra cultori di varie città in materia di storia locale, il cui contenuto, nonostante le abitudini dell’epoca, appare in prevalenza affidabile.
Il testo, in pratica un compendio di notizie, proviene dalla raccolta di scritti dell’amerino Edilberto Rosa e probabilmente deriva da una corrispondenza antica di famiglia esistente con lo stesso Autore, "Ottaviano Ciccolini".
Il manoscritto originale è attualmente conservato dal Sig. Marcello Perelli come meglio descritto nella introduzione.
L’attribuzione dell’opera, non datata né firmata, si deve alla perizia dell’ultra novantenne don Mario Pericoli che, nonostante gli impedimenti fisici, con paziente interesse ha valutato l’opera ascoltando la lettura del testo originale e, successivamente, del Dr. Giorgio Comez con il riscontro calligrafico-archivistico del documento.
Del Patrizio Tudertino Ottaviano Ciccolini apprendiamo alcune notizie tratte in prevalenza dallo schedario di don Mario Pericoli - fondatore dell’emerito centro di studi storici "Res Tudertinæ", operante in Todi dall’inizio degli anni ’60 e con sede presso la Parrocchia di Santa Maria in Camuccia:
- Di Lui risultano alcuni scritti, più o meno di apprezzamento, annotati dal noto e instancabile storico tuderte don Pericoli e d’altre provenienze, di "Memorie istoriche dell’antichissima Città di Todi ...", di "Istorie ecclesiastiche ossia serie dei VESCOVI di Todi, corredata da diverse notizie ecclesiastiche appartenenti alla medesima città" e di "Sonetti e altre odi (13) di Claudio Morelli, Ottaviano Ciccolini, Giuseppe Melchiorri, Giuseppe Rossi Castellucci, Giuseppe Bolognini, Antonio Lombardi." come nei seguenti versi di nozze così introdotti:
PER LE FAUSTISSIME NOZZE
DELL’ONORATISSIMO SIGNORE
ILARIO COSTANZI
DI STRONCONE
TENENTE DI GENDARMERIA IMP.
COLL’ORNATISSIMA SIGNORA
ANNA M. GENUINI
DI TERNI
COMPONIMENTI POETICI
OFFERTI AL MERITO SUBLIME
DELLI MEDESIMI SIGNORI SPOSI.
Altre notizie sono in alcune lettere scritte a G. B. Vermiglioni.
- Di lui apprendiamo che "Nel 1734 Ottaviano Ciccolini, patrizio tudertino, volle ridurre l’inventario del Petti a miglior forma; ma l’ordine dell’Archivio non se ne avvantaggiò; e dal lavoro del Ciccolini risulta soltanto che dal 1612 al 1794 varii documenti sono andati dispersi."
Altre informazioni, di critico commento, sono riportate dal Prof. Getulio Ceci con il seguente tenore:
- "Tra il secolo decimottavo e il nostro, visse Ottaviano Ciccolini vuoto e gonfio gentiluomo, il quale "invasato dal malo esempio dei Romani che distrussero le opere degli Etruschi, da quel valente antiquario che egli era, copiò, e Dio vel dica il come, alcuni originali manoscritti dé nostri vecchi e ne abbrugiò gli autografi per farli parere sua fatica, ma non seppe ben copiare, né sopperire al distrutto".
Un saggio dei suoi lavori l’abbiamo nella Raccolta dé consoli, podestà, capitani di guerra e governatori che sono stati in diversi tempi nella città di Todi, fatta da Ottaviano Ciccolini patrizio di detta Città e custode nell’Archivio segreto, dedicato all’eccelso merito dell’Illmo Decemvirato, con l’aggiunta in fine del vasto suo territorio e dé luoghi che furono sottomessi col valore dell’armi e che si dettero spontaneamente sotto la protezione della medesima, stampato in Todi presso lo Scalabrini nel 1802, in 16°. Dopo aver affermato che il governo dei comuni fu retto dai consoli fino a tutto il secolo X e che a questi, dopo il mille, fu sostituito da Ottone II il podestà, presenta ai lettori un elenco di consoli, che va dall’879 al 913 senza la più piccola lacuna ed in ragione di due all’anno: segue poi una nota di podestà dal 1200 al 1406 ed un altra di capitani dal 1454 al 1798.
Ora, che fede si può dare al Ciccolini sapendo che non v’è città d’Italia che abbia memorie consolari anteriori a’ primi anni del secolo undecimo? Qual fede se nomi e date nei documenti dei nostri archivi mal corrispondono a quelli da lui stampati?
Del Ciccolini ebbi tra le mani tre altri volumi manoscritti: Una Bibliografia todina che egli copiò dal Buselli: Il libro d’oro contenente la nomina delle magistrature dal 1337 al 1800; un Catalogo delle famiglie todine delle varie classi; ed una Miscellanea con inscrizioni etrusche ecc., da farne poco conto, anzi nessun conto. Laureato in Perugia il 17 Giugno 1783 in Civile, Canonico e Criminale, fu eletto archivista, occupò vari onorevoli uffici nelle pubbliche amministrazioni, tra cui quello di podestà di Castagnola, l’anno 1802, e venne nominato membro dell’accademia degli Alborigeni - una delle tante inutili - e socio corrispondente dell’Istituto archeologico di Roma. Servì il papa, la repubblica e l’Impero, e il 13 agosto del 1831 il colonnello Bracceschi lo avvertiva da Perugia che "la Congregazione militare di Stato, per mezzo della Segreteria di Stato lo teneva prosciolto da ogni accusa per la condotta da lui tenuta nelle passate politiche vicende".
"Raglia un patrizio". Così di lui disse il conte Luigi Prosperi descrivendo un’Accademia tenuta nel Maggio del 1823 per la ricorrenza dell’Ascensione. E chi del Ciccolini fu famigliare, mi dice che veramente era povero di studi, ma ricco di boria."
Allo studioso e al cultore di storia locale lascio l’ultima valutazione di questo piacevole documento recentemente riesumato e del suo discusso Autore.
L’occasione è gradita per ringraziare mia moglie Valeria Cerasi che da anni ha collaborato riservatamente allo studio e revisione di varie mie pubblicazioni, compresa la presente.
Franco Della Rosa
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2- Prima pagina del manoscritto attribuito al Ciccolini.
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Cenni storici intorno alla Città di Todi
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"Todi, Tuder, e corrottamente poi Tudertum Città posta fra i Vejumbri giace sopra amena Collina ricca di oliveti, e di vigne da dove domina quasi tutto intero il suo Territorio.
L’Epoca della sua fondazione è ignota, ma rimonta a secoli assai remoti, e molto anteriori alla fondazione di Roma. Conserva tre recinti di mura, il primo dé quali essendo coevo alla sua fondazione da alcuni credesi Etrusco perché similissimo alle mura di Populonia di Segni di Cossa di Fienesse agli Etruschi: il detto recinto è formato di grandi massi di travertino tutti regolari secondo altri questo medesimo recinto è creduto opera romana del tempo del governo dé Ré, poiché sopra i medesimi massi vi si veggono scolpite a carattere romano varie iscrizioni che il tempo in gran parte à cancellato; queste iscrizioni sono poste tutte in una medesima linea parallela e circondano insieme col muro quasi tutta intera la città; nella parte verso Levante presentasi un meastoso prospetto d’un Foro che fà parte delle medesime mura, e che negli scorsi tempi fù creduto erroneamente porzione di tempio dedicato a Marte, Nume, che in modo particolare adoravasi in Todi unitamente ad Ercole, come ne fanno fede le sue monete che riporta il Gori nel suo Museo, ed il Lami Nov. Letti 1765. 25. Ott. num. 43. coll. 675. ed una infinità d’antiche iscrizioni Etrusche, che si rinvengono nella città e suo Territorio, e che furono pure conosciute dal Guarnacci Tom. 1. pag. 253. orig. italic. verso ponente questo medesimo muro dovendo sostenere quasi la metà del colle, ove è fabbricata la città descrive un semicircolo di circa 600. Palmi Romani, e questo per la solidità, che presenta, e per il modo, come è costrutto è proposto da Vitruvio come modello di fortissimo sostegno a qualunque siasi peso; verso il mezzo giorno, dove forse doveva esservi qualche porta della Città vi si scorge scolpito a grande basso rilievo un Priapo perfettamente conservato.
Il secondo recinto fatto dopo vari secoli né quali aumentata la popolazione, dovette pure accrescersi il fabbisogno precisa un epoca indubitatamente romana: ancor questo è formato con pietre di Travertino, ma molto più piccole dell’altre, ne presenta quell’imponenza che gli è propria esclusivamente. In progresso aumentandosi ancor più la popolazione, la città ebbe un accrescimento sotto gl’Imperatori Traiano, ed Antonino: questo caseggiato però non fù cinto di mura, che circa il 1200. per decreto del pubblico consiglio, e queste formano l’attuale pomerio della Città di circa miglia tre Romane.
Avanti la fondazione di Roma non vi è memoria alcuna di Todi: il suo nome però non doveva essere oscuro, né di poca considerazione la sua potenza: le sue monete Umbre, ed Etrusche a dire del Buonarroti del Massei del Gori nella varietà dei tipi sono più copiose di quelle di Volterra, e di tutte le altre antiche Zecche. Il Morcelli (Tesor. Numism. fam. tav. 1. in fine; e tav. 1. n. 18. incertis. Dissert. 8. dell’Accademia di Cortona Tom. 9. pag. 113), Guarnacci Tom. 1. pag. 470. Orig. Ital. opinano che la medaglia Todina colla parola TUDERE fosse coniata per onor singolare ad Enea come originario Etrusco, e pretendono riconoscere nel diritto di quella il di lui volto, scorgendosi nel rovescio la scrofa, con i Porchetti; secondo i versi di Virgilio Lib. 3. V. 389: Lib. 8. V. 43. con i quali concorda Dionisio Lib. 1. pag. 45. Fuori dunque delle sue medaglie non vi sono altre memorie sino al momento in cui fu assoggettata al dominio romano.
Quest’epoca può determinarsi con qualche sicurezza l’anno 498 di Roma, perché al dire di Aurelio Vittore Lib. 8. de viris illus. rom. fù allora che Q. Fabio Rulliano assoggettò al dominio di quella Repubblica gli Umbri, i Marzi, i Tusci, i Sanniti, ed i Lucani. Divenne poi Municipio, e Colonia, vedi intorno alle Colonie civili Plin: Lib. 3. 1. 9. si senna alla parola justus Lib. 4. 9st. apud Norum; e forse la prima che fosse dedotta nell’Umbria, raccontando Plinio nel libro 3. cap. 14, e Giulio Frontino lib. de Coloniis, che a tempi di Vespasiano e circa l’anno 112. di Roma vi erano nell’Umbria Mediterranea due sole Colonie, Todi cioè e Spello. Godette allora di tutte le cariche, e di tutti i distintivi propri tanto ad un municipio, che ad una Colonia, ebbe l’ordine dei Decurioni il Collegio Augustale, e Flaviale, il Collegio degli Auguri, ed il prefetto delle cose sacre come ne fanno fede molte lapidi: quest’ultima carica era sempre sostenuta dai Personaggi più insigni per le dignità ricevute; e riuniva proporzionatamente tutte quelle facoltà, che in Roma competevano al Pontefice Mass., che aveva in cura tutto ciò, che riguardava la religione. Fra tanti, che ne furono rivestiti conosciamo solo il nome di un certo Nevio, che era pure Tribuno militare e Decenviro, e questo costa da una lapida riportata dal Muratori 736. 5. fù pure ascritta alla Tribù Clustumina una delle più principali e distinte che fussero in Roma. Ligonio lib. 3. Cap. 3. pag: 116. Festus 5. Celius. Strabone chiama Todi Città chiara ed illustre e Stefano Bigantino in Epitone colle note nell’edizione del 1678. ne parla con distinzione. Si conservano ancora avanzi maestosi d’un Anfiteatro, d’un Teatro, di Terme, di Acquedotti, di Mosaici, miserabili memorie di sua passata grandezza: doveva pure essere sommamente ricca, poiché allorquando Torquato Tasso tornava a Roma avendola saccheggiata ne riportò con se sommi Tesori come riferisce Plutarco nella sua vita, e per quel fatto, Silla ne dimostrò dispiacere, e dispetto allorquando ne venne in cognizione.
Distinti i Todini con tanti onori contraccambiarono col mantenere a Roma fedele e sincera alleanza, ed amicizia; nelle guerre che essa sostenne dettero sempre luminose prove del loro valore come segnatamente fù nella seconda guerra Punica nella quale essendosi distinto un certo Lucio Crista padre di sette figli, Silio Italico ne cantò le gloriose imprese nei libri 4. 6. 8. Nella caduta dell’Imperio Romano, e nelle inondazioni dé barbari incontrò il medesimo destino a cui soggiacque tutta Italia: non soffrì però mai dai barbari dominatori né stragi né incendi, ne ruine sterminatrici: si volle esigere solo un annuo tributo di due giovani che prendeva il Duce Goto a suo piacimento. Le paterne cure però del suo santo Vescovo Fortunato la liberarono da questo peso, e la memoria di questo fatto si solennizza ancora con officio proprio nella chiesa di Todi il giorno 30 Giugno. Regnando Desiderio Re de Longobardi, e Paolo I Papa si composero con solenne placito a cui intervennero tanto i messi regi di esso Desiderio quanto i deputati del Papa, alcune differenze sopra i confini del suo Territorio che già possedeva per la conferenza di miglia 100. Romane colle vicine città di Perugia, Spoleto, Assisi: questo vasto territorio lo à posseduto sempre pacificamente la Città sino all’ultima statistica Leonina, colla quale ne fù distaccato circa per due terzi: l’atto di detta terminazione territoriale di cui si rogò un certo Pascasio Diacono della Chiesa di Todi conservasi nell’archivio segreto. Nel secolo undecimo seguendo l’andamento delle cose d’Italia di quell’epoca, facendosi essa pure libera propose al Governo due Consoli, che riunivano in loro medesimi il potere giudiziario ed amministrativo.
Pp. Innocenzo in progresso approvò con un suo Breve questo regime; conoscendosi però coll’esperienza che due sole persone non potevano disimpegnare affari così molteplici, e disparati fù risoluto nel principio del secolo 13. separare questi due rami. Fù allora che per le materie giudiziarie si eresse un Tribunale proprio con un Giudice, che fù detto il Potestà: furono a questi assegnati per annuo suo salario 500 Fiorini d’oro, e doveva esser sempre un estraneo: per l’amministrativo se ne dette l’incarico ai Decemviri.
Il potere che avea la città nel farsi temere, e rispettare dall’altre vicine indusse nel 1208. la città d’Ameria, e nel 1224 la città di Terni ad assoggettarsi al suo dominio giurando volontaria fedele, ed illimitata sudditanza, e pagare annuo tributo a titolo di vassallaggio. La popolazione, che annualmente si andava sempre aumentando per le famiglie che venivano a domiciliarvisi fece costruire fuori della città dé subborghi che esistettero fino al secolo 16. nella cui epoca a cagione della terribil peste che afflisse allora l’Italia essendo morti più di due terzi dé suoi abitanti deperirono un infinità di case rimaste abbandonate, e gli accennati subborghi andettero affatto distrutti, non rimanendo oggi di loro, che pochi avvanzi di mura che circondano orti, e miserabili abituri di Coloni. In quei secoli secondo gl’antichi Censi ascendeva la popolazione nella sola città a circa 20.000 abitanti. Per decreto dé Decemviri onde tutelare la sicurezza del proprio paese e farsi rispettare al di fuori fu stabilito, che le milizie avventuriere fossero abolite, ed invece se ne formasse una propria composta dé suoi Cittadini, e fu stabilito, che il numero dé Cavaglieri dovesse essere 1000., dé pedoni 3000., nel caso poi che il bisogno avesse richiesto un accrescimento, si stabilì che si sarebbe preso un uomo per foco, e questa coscrizione nel 1311: nel termine di giorni otto formò un totale di 2000. Cavalli, e 5000 Fanti. Si costruirono pure in diversi punti sul confine nel suo Territorio 34 Fortilizi che si presidiavano da sufficiente numero di milizie, mercé le quali era sempre pronta a respingere qualunque improvvisa aggressione delle vicine città.
Il primo suo statuto fù compilato circa il 1200. Bartolo appena laureato nel 1334. venne in Todi a sostenere la carica di assessore; siccome però nel primo Statuto mancavano varie cose onde stabilire un giusto e ben regolato regime, ne fù affidata la correzione a Baldo, ed è quello Statuto che è stato poi sempre in vigore sino alla sua ultima abolizione. I pubblici affari oltre i Decemviri si discutevano nel consiglio composto di 600. persone, dal quale erano sanzionati o rigettati: la costruzione della rocca in cima al Colle, che rese inespugnabile in quei tempi la città, fù una cosa sanzionata dal decreto di quella adunanza: pochi anni però contò di vita quella fabbrica; perché servendo di stimolo, e di appoggio alle sfrenate passioni di quei tempi fù fatta demolire dal Pontefice Gregorio XIII. e le macerie servirono per costruire l’insigne tempio di Maria SS. della Consolazione.
Fra tanti dritti e privilegi, che godea la città contava quello di batter moneta; in uno dé suoi rovesci eravi S. Fortunato in atto di benedire, e dall’altro l’Aquila Stemma della città con intorno "Tudertum" sotto Nicolò V. cominciò a mettervisi l’arme del Papa regnante, ovvero le Chiavi del Triregno, rimanendo però sempre da una parte la figura di S. Fortunato con intorno Tudertum. La sopraintendenza della Zecca era addossata ai Consoli dei Mercanti: dovevano questi invigilare sul suo giusto peso, e sulla buona qualità come ordinato nello Statuto Dist. 1 rubr. 74. e 93. il sopradetto Nicolò V. nel 1448. e Pio II nel 1462. confermarono alla Città questo Privilegio.
Nel 1367. quando tornò da Avignone Pp. Urbano V volendo richiamare all’Ubbidienza i popoli a se soggetti fù compresa fra questi ancora Todi. Il comune ne formò causa allegando in appoggio un assoluta dipendenza di qualche secolo, e i migliori giureconsulti di quel tempo scrissero a favore delli diritti di Todi. L’intera posizione di questa causa conservasi tuttora nell’archivio segreto: persuasa però in seguito la città da più sani consigli tornò suddita alla Corte di Roma, riservandosi però privilegi ed esenzioni illimitate, come leggesi nell’istrumento di Concordia.
Fra le sue gloriose imprese di guerra nell’epoca della sua indipendenza contro l’espugnazione di Orvieto accaduta sotto il Pontificato di Giovanni XXII, e la rese per vario tempo tributaria. Quel Pontefice però mal soffrendo questa occupazione fulminò l’interdetto contro i Todini, tanto più poi perché avevano scolpito nella porta della vinta città questo motto "Tudertes Urbem Veterem expugnaverunt", e non ostante l’ecclesiastiche censure proseguirono ad esercitarvi il loro dominio: dopo qualche tempo però vi rinunciarono e Pp. Innocenzo VI li assolvette. Anticamente a detta epoca avevano pure assoggettato al loro dominio, e rese tributarie nel 1220. la terra di Giove, nel 1234. la terra di Messenano, nel 1252. Fiorenzola, nel 1292. Giano, nel 1310. Cesi, nel 1323. Porcheria, nel 1330. S. Gemini. Presto ajutò in varie circostanze e in vari tempi ai Fiorentini, Senesi, e Viterbesi, e così al bisogno anche Todi ne fù soccorso, come fra l’altre occasioni accadde allorquando nel 1323. assediati dal Prefetto di Vico spedirono Ambasciatori ad Uguccione Ricci Gonfaloniere di Firenze, i quali essendo stati ricevuti in pieno senato, ove esposero il motivo della loro ambasceria, ottennero quanto desideravano, e col soccorso avuto scamparono il pericolo - Scipione Ammirato Stor. fior. Lib. 11. Pag. 401. Lett. C. sostenne varie guerre con vario esito con i Perugini, Gubbini e Spoletini; nel 1328. Firenze fu liberata dai mali, che le minacciava Ludovico il Bavaro, perché i Todini avendo scoperto il trattato di Orvieto, e minacciando questa Città, il Bavaro per difenderla nuovamente venne ad accamparsi presso Todi, non ostante che avesse avuto da questa Città 4000 fiorini d’oro perché non avesse traversato il suo Territorio; e così Firenze fù libera da ogni timore - Scipione Ammir: Stor. Flor. Lib. 7. Pag. 270. Lett. A. Nel 1376. seguendo l’esempio di altre molte Città, che eransi sottratte al dominio papale dopo di Città di Castello, e Perugia, fù la terza a levarsi a romore nella Provincia dell’Umbria - Ammir. Lib. 13. Pag. 469. Lett. D. Per questo potere, che aveva, le minori vicine Città ne ricercarono sempre alleanza, ed ajuto. Bevagna, Foligno, Assisi, Terni, Narni Ameria ne sperimentarono a vicenda la clemenza, e il rigore. I sovrani ancora la consideravano, e la distinsero sempre in modo particolare. Nel 1313. Enrico III. Imperatore dimorando in Firenze mandò Ghino di Messer Lapo degl’Alberti come Ambasciatore, onde ottenere da Todi soccorso di Cavalli e di Fanti: Cola da Rienzo allorché volle far rivivere la spenta libertà romana fù sollecito procacciarsi l’amicizia del Comune di Todi, e gli mandò in regalo uno stendardo da portarsi dalle sue milizie, e la Città grata per questa distinzione spedì in Roma per ringraziarlo Arnaldo Caroccio: nel 1469. allorché Federico III Imperatore tornava nei suoi stati, fermatosi a Marsciano, la Città per mezzo di Ambasciatori le regalò di ricchi presenti, e quel sovrano in segno di gratitudine accordò di coronare lo stemma patrio colla Corona Imperiale.
Molti Pontefici pure degnarono di lor presenza questa Città: Silvestro II Pp. ed Ottone III Imperatore nel 1002. celebrarono in Todi il S. Natale; e nel giorno appresso vi tennero un Concilio di molti Vescovi Italiani, frai quali vi erano tre tedeschi, e decisero sopra alcune doglianze avanzate da Tangmaro contro il proprio Vescovo; e il querelante vi riportò buon provvedimento: nel 1449. Pp. Nicolò V. vi dimorò diversi giorni: e 13. anni appresso Pio II. vi fissò la sua dimora per un mese intero unitamente a 13 Cardinali, e vi ricevette l’Ambasciatori di Francia, e di Napoli. Altri Pontefici la distinsero con Privilegi, ed onori. Pp. Bonifacio VIII., che fù canonico della sua Cattedrale; non dimenticò la sua chiesa dopo assunto al Pontificato; l’arricchì d’infiniti rari privilegi, ed aumentò di molto le rendite della massa Capitolare: Innocenzo VI dimorante in Avignone con un suo breve del 22. Decembre 1354 diretto al Comune, e Popolo di Todi lo colma di elogi, e gli prodiga i più affettuosi ringraziamenti perché aveva somministrato al suo Legato Card. Egidio in Roma tre schiere di Fanti, e due bande di cavalli, con che poté provvedere ai bisogni della S. Sede, e contenere i popoli del Lazio: nel 1434. il 12. di Maggio fù sottoscritto solenne Capitilato fra la città, e il Conte Francesco Sforza, come Vicario Generale della Chiesa, e con esso fù assicurata, che tutte le sue leggi, e statuti municipali, e tutto intero il suo Territorio, dovessero essere inviolabilmente conservati: altrettanto fece Martino V. Callisto III. Giulio II. Clemente VIII. Leone X.; quest’Ultimo poi con suo Breve in data 10 Aprile 1517. esorta i Todini ad ajutare i Perugini, che erano minacciati dal Duca d’Urbino, e dice di sperar molto nell’antico loro valore; nel 1590. volendo Sisto V. erigere il Vescovado di Perugia in Arcivescovado, Todi spedì Ambasciatori a quel Pontefice esponendo, che questa distinzione competeva meglio alla loro Chiesa, ma quando avesse creduto di non accordarlo imploravano, che la loro mai non vi fosse assoggettata: furono accolte le loro rimostranze, ed il Papa cessò dal pensarci: Urbano VIII. con sua Bolla in data 24. Gennaro 1633. concesse al Collegio de Dottori, che era istituito fin dal 1513. facoltà di creare Notari, e Dottori indipendentemente da qualunque autorità; meritò finalmente special menzione nella Bolla in Cena Domini, lo che credesi gloria particolare, e distinta.
Sotto il Regime Francese fù capo di Circondario con Sottoprefettura dipendente da Spoleto: erano sotto alla sua giurisdizione Ameria, Acquapendente, le Terre di Ficulle, Baschi, Massa, Monte Castrilli, Collazzone, Montecastello, ed estendeva il suo Confine fino a Ponte Centeno. Nella ripristinazione del governo Pontificio vi si stabilì un governo distrettuale di primo ordine, e colli smembramenti del suo Territorio si eressero li Comuni di Massa, Monte Castello, Collazzone, Monte Castrilli, Baschi, Deruta, che compongono il suo Distretto: alcuni di queste poi nella statistica Leonina passarono ad impinguare i governi di Bevagna, e Terni, per cui l’attuale suo Territorio giunge in circa a 13000. abitanti.
Nei fasti ecclesiastici non men rifulge glorioso il suo nome, conta nove de suoi Vescovi venerati negl’altari, e 43. fra Santi e Beati: nel 451. Agatone suo Vescovo assistette al quarto Concilio Ecumenico di Calcedonia per ordine del Pp. Leone I. ollorché fù condannato Eutiche: nel 485. il Vescovo Cresconio intervenne al Concilio Romano sotto Pp. Felice III., ove fù condannato Acacio Vesc. di Costantinopoli Pietro Mongo occupatore della Chiesa Alessandrina, e Pietro Fullone occupatore di quella di Antiochia: in seguito poi nel 497. fù mandato da S. Atanasio Pp. come Legato all’Imperatore Anastasio, onde esortarlo a togliere dai sacri Dittici il nome del Condannato Acacio: nel Concilio 3. tenuto in Roma li 6. Novembre 502. sostenne l’indipendenza della Chiesa Romana contro le pretenzioni del Prefetto del Pretorio sulla elezione del Papa: si vede pure segnato il suo nome nel 4. sinodo romano appellato palmare tenuto nel 503. in cui Pp. Simmaco si scolpò delle imputazioni ricevute, e fù dichiarato innocente, e nel 6. sinodo romano, in cui si dettarono forme per la Chiesa, e provvedimenti contro gli occupatori dei beni Ecclesiastici: il Vesc. Sabiniano si truova sottoscritto nell’ultima lettera nel Libro 12. di S. Gregorio Pp. diretta a Gairaldo Abbate del Monistero di Poisons decorato d’infiniti Privilegi, ed è dell’anno 604. ind. 7.: il Vescovo Lorenzo nel 649. intervenne al Concilio Lateranense composto di 105. Vescovi sotto S. Martino I. Pp. in cui fù condannato l’Errore dei Monotelliti l’Ectesi del Imperatore Eraclio, il Tipo del Imp. Costante, e fù scommunicato Ciro Alessandrino, Sergio, Pirro, Paolo Costantinopolitani: il Vesc. Teofilato fù spedito come Legato apostolico insieme a Gregorio Vesc. di Ostia per migliorare la disciplina ecclesiastica in Inghilterra, e nel 787. intervenne sotto Adriano I. al concilio Ecumenico tenuto in Nicea contro gl’Iconoclasti: il Vesc. Agatone comparisce firmato nel Concilio tenuto in Roma al decimo luogo fra 67. Vescovi, che v’intervennero, e che condannarono, e deposero Anastasio Prete del titolo di S. Marcello, e pubblicarono 4. Canoni riguardanti la disciplina Ecclesiastica: l’anno 853. sotto Pp. Leone IV. a tempo di Lotario Imperatore nel 1033. il Vesc. Gregorio assistette ad altro Concilio Romano, e si sottoscrisse al Privilegio della Chiesa di Selvacandita: nel 1046. il Vescovo Gregorio III. fù presente al Concilio di Sutri, ove fù condannato l’Antipapa Benedetto, e quindi all’altro parimenti romano di 113. Vescovi, ove si fece la costituzione relativa all’elezione dei Papi: nel 1059. il Vesc. Martino si sottoscrisse al Concilio romano sotto Pp. Niccolò II. in cui fù condannato, e deposto Benedetto X. Antipapa: nel 1062. il Vescovo Rodolfo fù fatto amministratore del Vescovado di Firenze da Pp. Alessandro II. nel 1130. il Vescovo Ottone fù mandato in Francia in qualità di Legato al Re Ludovico dall’Antipapa Anacleto per indurre quel Re al suo partito: nel 1179 il Vescovo Graziano appose la sua firma nel 3. Concilio Lateranense, in cui fù riformata la Disciplina Ecclesiastica; provveduto alla simonia, e scomunicati gli Albigesi; il Vesc: Bonifacio II. fù uno dé 7. Vescovi che pubblicarono sotto Onorio III. Pp. l’indulgenza del perdono nella Chiesa degl’Angeli in Assisi.
Anticamente la Città era divisa in Rioni, e conteneva 24. Parrocchie: sopra tutto il suo Territorio erano sparse 30. Chiese Collegiate, 24 Monasteri di Monaci, e 16. di Monache. Presentemente niente rimane di tutte queste fabbriche; i terreni, che le dotavano sono presentemente destinati in dote a ricche prebende cardinalizie; la Diocesi conta adesso circa 2000 anime; ebbe il dono della Fede Cattolica da S. Terenziano circa l’anno 119. secondo la tradizione e fù suo primo Vescovo; il Capitolo è composto di 14. Individui, fra i quali due dignità Priore; ed Arcidiacono; formano parti di questo tre cantori, e sei cappellani; la Cattedrale è fabbricata gotica, e credesi opera del secolo IX.; il suo disegno, e gli ornati, che la decorano non sono dispregevoli; vi sono da osservare sei grandi colonne di granito affriccano, ed i freschi di Firrau e Pastoreau; la sua Prospettiva è maestosa, e serve a dare maggior risalto una grandiosa scalata di 38. gradini per la quale dalla piazza si accede alla Chiesa, contigua alla Cattedrale vi è la magnifica Fabbrica del Vescovado fatta a spese del Vescovo Angelo Cesi, ed il seminario ridotto nella forma presente dalle cure del Vescovo Pianetto; il Portone d’ingresso di esso è opera del Vignola: merita particolare osservazione l’insigne tempio di S. Fortunato eretto a spese del Comune nel 1292. in onore del suo Santo Vescovo e Protettore; la svettezza del gotico disegno l’ampiezza della fabbrica, i preziosi intagli, che adornano la grande porta di mezzo lo costituiscono per una delle più belle Fabbriche, che esistono nella Provincia; gl’intagli finissimi, ed eleganti, che adornano il Coro sono opera di Antonio Massei da Gubbio e sono fatti nel 1591., e non sono da passarli inosservati. S. Gregorio Pp. dice nei suoi Dialoghi, che la pietà dei Fedeli aveva arricchito questo santuario di grandi tesori, ma nel 1327. furono tutti sagrilegamente derubati dall’Antipapa Giovanni da Corbara, e dall’Imp. Ludovico il Bavaro, come riferisce Giovanni Villani nelle sue storie: attraggono quindi l’ammirazione del Viaggiatore la Chiesa di Maria s.ma della Consolazione magnifico capo lavoro del Bramante a giudizio ancora del signor d’Agincourt, e quella del S.mo Crocefisso disegnata da Valentino Martelli Architetto Perugino di gran nome: e che cio fosse lo prova la scelta fatta del suo disegno da Giacomino della Porta Architetto di S. Pietro, dal Cav. Fontana dal Volterra, da Lodovico Moscherino Bolognese architetto di Pp. Gregorio XIII. e da Bartolomeo Bibiena a preferenza di altri sei disegni: la prima fù eretta nel 1509., la seconda nel 1523. parte coll’Elemosine dé Fedeli, parte a spese del Comune. Nella Chiesa dé serviti è da osservarsi la Statua Colossale di S. Filippo Benizi opera del Bernini: nella Chiesa dé Minori riformati è da vedersi il quadro dell’Altare maggiore rappresentante l’incoronazione della Vergine, pittura dello Spagna, ed un affresco rappresentante il Natale, credendosi opera di Pietro Perugino. Fra l’altre pubbliche fabbriche sono pure rimarchevoli il Palazzo Comunale eretto nel 1213. a pubbliche spese; il palazzo governativo, ove cominciò a risiedere un Governatore Prelato fino dal 1500. il Vescovato, il Palazzo Prosperi, Fredi, Laurenti, Ercolani, Pierozzi, Francisci.
La nobiltà è sommamente cospicua: conta 60. Cavaglieri di Malta, fra i quali Giacomo Montemarte gran maestro nel 1290., Girolamo degli Atti gran Croce nel 1694; 24. Cavaglieri aureati; 2 del nodo di Napoli, e Sicilia; 4 di S. Giorgio di Aragona fra i quali Valerio Montemarte gran maestro nel 1456: 2. Cavaglieri dell’ordine di S. Gennaro: 16. Cavaglieri di Cristo in Portogallo: 33. di S. Stefano, ed allorché fù istituito quest’Ordine fra i primi ve ne furono tre di Todi: nel 1591. Anton Maria Tedeschini né fù gran Priore: 13. Cavaglieri di S. Maurizio, e Lazzaro, fra i quali Giuseppe Piselli commentatore nel 1702: 4. dell’ordine di S. Paolo; e 3 di S. Michele in Francia.
Sono usciti da Todi 81. Podestà destinato al governo di varie città tanto nello stato Ecclesiastico, che altrove: 11. senatori hanno avuto il governo di Roma in varie epoche. Ha dato alla Chiesa 74. Vescovi, 13. Cardinali, un Patriarca in Antiochia nella Persona di Rainerio dei nobili di Castelvecchio nel 1220, e fu ancora Cancelliere di S. Chiesa. Enrico Chiaravalle fù arcivescovo a Zara nel 1296.
Molti dé suoi figli meritarono distinta fama di virtù militari: tra questi si distinsero Bernardino da Todi di cui parla Scipione Ammir: fù capitano d’armi per la Repubblica di Firenze nella guerra contro i Senesi Stor. fior: lib. 24. pag. 125. lett. D. Bartolomeo Liviani conosciuto sotto il nome di Bartolomeo d’Alviano, Feudo di sua famiglia è celebre nelle storie del suo tempo, Polidoro Uffreduzzi, che militò sotto Carlo V; e morì nella battaglia di Pavia combattuta contro il Re di Francia fù sepolto nella Cattedrale di quella Città, e l’imperatore fece porre sul sepolcro onorevole memoria: Antonio Marte nel 1565. combatté come Capitano nell’assedio di Malta contro i Turchi. Arminio Cori nel 1510. fù a servigi della Francia, della Repubblica di Venezia, e del Papa col grado di Capitano, e non ignobili furono le sue imprese.
Gloriasi pur la Città di aver dato i natali a Fra Rainerio dell’ordine dé Predicatori, celebre Matematico in quei tempi e che visse nel 1061., ad esso scrisse il Campano una lettera sul moto dell’Ottava Sfera, che leggesi in un Codice della Biblioteca di S. Marco in Firenze Tom. 1. pag. 474 Script. Ord. Predic.; nel medesimo secolo fiorì pure Massarello da Todi della nobil famiglia de Conti di Coldimezzo; fù contemporaneo di Guittone di Arezzo, di Guido Cavalcanti, di Guido Guidicelli, ed esercitandosi valentemente nella poesia fù uno dei primi rimatori, che scrivessero in lingua volgare, e le sue opere servono per testo di lingua al pari di quelle di Jacopone: Fra Jacopo Benedetti, detto volgarmente Jacopone, dopo aver esercitato per più anni la Giurisprudenza abbandonò il mondo, e si aderisse al terzo Ordine di S. Francesco, e dopo varie critiche vicende morì in Collazzone nel 1306.; compose vari cantici in lingua Volgare, e servono ancor questi di testo di lingua: Angiolo da Todi essendo maestro in Volterra ebbe per discepolo il Landino; nell’epoca medesima si distinse per fama di letteratura Alessio da Todi Frate dell’ordine minore di S. Francesco lettore in Roma di lingua Araba: per ordine di Pp. Paolo V compose, e pubblicò un Catechismo per uso delle nazioni Orientali in lingua Italiana Araba, e Latina: Francesco Fino fù Professore di Filosofia nel Collegio delle arti in Perugia, ed ottenne nel 1496. la cittadinanza di quella Città - Annal. Decemv. di Perugia ann. d. fol. 8. 15.; Antonio Papini detto comunemente Antonio Tudertino fù peritissimo nella lingua greca; si ha di Lui una traduzione della vita di Plutarco, e ne parla molto a lungo Apostolo Zeno Dissert. Voss. Tom. 1. pag. 358.: si distinse pure luminosamente per la profonda cognizione nelle scienze legali Vincenzo Caroccio, e di somma fama, ed assai dotte sono le di lui opere de Locatu, et Conducto; il Cav. Giuseppe Piselli nel 1687. fù dichiarato dall’Imp. Carlo VI Porta Cesareo: acquistarono non oscura fama di valenti Rettori il Cav. Andrea Polinori, e Antonio suo Fratello allievi dé fratelli Caracci: Messer Pietro da Todi fù uno di coloro, che lavorò negli ornati del Coro della Cattedrale di Orvieto: il Prete Giuliano Canonico di Todi fù pure chiamato in Orvieto come peritissimo nell’arte di colorare i vetri per giudicare dell’opera di ser Guasparte fabbricatore di vetri colorati per quella Chiesa: e per avere consigli onde provvedere alla conservazione dei preziosi Mosaici della grandiosa Facciata. Può finalmente gloriarsi del Celebre Letterato, e Poeta Paolo Rolli, che scelse Todi per sua patria adottiva, e vi morì: corona le sue glorie l’aver dato i natali al Pontefice Martino I, e all’Imp. Traiano, come di questo ne fanno fede Aurelio Vittore, Olimpiodoro, Paolo Diacono, il Pamvinio, ed altri.
Nella via che conduce ad Orvieto è da osservarsi il grande magnifico ponte di nove archi sul Tevere; sull’antica via Flaminia, che attraversa porzione del suo Territorio sono pure da osservarsi due ponti d’un sol arco costrutti a grandi massi di Travertino, opera della grandezza romana; sulla medesima via rimangono ancora gli avvanzi della distrutta Carsoli, fra i quali maestosamente s’innalza un magnifico arco costrutto parimenti con grandi massi di Travertino, e che doveva essere una delle porte della Città: i Contadini di quei luoghi lo chiamano l’arco di S. Damiano: le strade interne sono assai comode per esser selciate con grandi lastre di una certa pietra detta Nasso: è distante da Roma 30. leghe da Perugia 8. da Spoleto 7. da Orvieto 6."
Fine
3 - Todi: Piazza del Popolo in una immagine di fine ottocento.
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RES TUDERTINÆ
collana di pubblicazioni intorno a personaggi monumenti e storia di Todi
pubblicazioni
1)
PERICOLI, Mario. La matricola dei Disciplinati della Fraternita di Santa Maria Maggiore in Todi, Todi, 1962, pp. 56, tav. 3, reprint.2) PERICOLI, Mario. Escatologia della Lauda Jacoponica, Todi, 1962, pp. 22, tav. 4.
3) PERICOLI, Mario. Il trionfo della passione e resurrezione a Todi nella Pascqua 1563, Todi, 1962, pp. 24, tav. 2.
4) TOSCHI, Paolo. Il valore attuale ed eterno della poesia di Jacopone, Todi, 1964, pp. 44, quadricromia 1.
5) ALCINI, Angelo. In memoria di Mons. Enrico Vezzulli (1873-1953) arciprete parroco della Cattedrale di Todi, Todi, 1964, pp. 72, tav. 5.
6) PAOLETTI, Anna. Marmi tudertini1. Edicola, Ara, Base di candelabro, Todi, 1968, pp. 72, XV, tav. IV.
7) MANGANELLI, Cesare. Tre ore di agonia di N.S.G.C.. Sette mottetti a due voci: T.B. Harmonium e Quintetto di strumenti ad arco, Todi, 1968, pp. 37.
8) MAMMOLI, Domenico. Processo alla strega Matteuccia di Francesco: 20 marzo 1428. Todi, 1969, pp. 60, tav. 5. Reprint.
9) GRISI, Francesco. La protesta di Jacopone, con illustrazioni di Domenico Purificato, Roma, Trevi ed, 1878 2ª ediz, pp. 52, ill. 4.
10) FABBRICOTTI, Emanuela, Ritrovamenti archeologici sotto la Chiesa della Visitazione di S. Maria "in Camuccia", Todi, 1969, pp. 148, tav. 59, tav. colori 2.
11) BRUSCHI, Arnaldo – NOFRINI, Umberto. Il Tempio del Bramante a Todi, Todi, 1970, pp. 120, tav. 16, tav. colori 1.
12) MENESTÒ, Enrico. Coluccio Salutati: editi e inediti latini dal Ms. 53 della biblioteca comunale di Todi, Todi, 1971, pp. 110, tav. 21.
13) CECI, Getulio – BARTOLINI, Umberto – PERICOLI, Mario. Piazze e Palazzi Comunali di Todi, Governatori e Luogotenenti dal 1367 al 1600, Todi, 1979, pp. XXXII-456, 4°, tav. B&N e colori 58, ill. 259, cm. 32x22.
14) MAMMOLI, Domenico. The record of the Trial and condemnation of a witch, Matteuccia Francesco, at Todi, 20 march 1428, Todi, pp. 52.
15) MENESTÒ, Enrico. Pietro Paolo di Gerardo da Todi orefice – (…1399-1445), Todi, 1973, pp. 232.
16) BERNARDI, Lina. Jacopone da Todi: un un revisionismo di una singolarissima figura, Todi, 1977, pp. 32, tav. 7.
17) PERICOLI, Mario. Jacopone agli amici, Todi, 1976,pp. 48.
18) PERICOLI, Mario. Precisazioni sulla Consolazione di Todi, Todi, 1976, pp. 12, ill. 5, tav. f.t. colori 1.
19) BASSI, Giovanni – CARRUBA, Anna Maria – DANDOLO, Matilde – DI LORENZO, Antonella – FABBRICOTTI, Emanuela. Todi. Studi, ricerche e proposte per un rione: S. Maria in Camuccia. Todi, 1979, pp. 193, ill. 103, tav. f.t. 23, tav. colori 2.
20) FALCONI AMORELLI, Maria Teresa. Todi preromana. Catalogo dei materiali conservati nel Museo Comunale di Todi, Perugia, 1977, pp. 211, tav. 103.
21) MANGANELLI, Alessandra. Catalogo delle composizioni musicali del M° Cesare Manganelli (1858-1941), Todi, 1980, pp. 140, tav. f.t. 2.
22) PICOTTI, Giuseppe. Etruria sconosciuta: Copio, Volsinii, Oinarea, Todi, 1980, pp. 64, ill. 33, tav. IV.
23) ORIANI, Eufemia. Materiale fittile architettonico rinvenuto sotto la chiesa di S. Maria in Camuccia – Todi (1942-1979), Todi, 1980, pp. 64, tav. 22.
24) PAPINI, Giovanni. Jacopone da Todi, Todi, 1980, pp. 40, dis. 8 del prof. Riccetti Giovanni.
25) PERICOLI, Mario. Frate Jacopone e un’antica statua della Madonna in Todi, Todi, 1982, pp. 64, tav. 34.
26) PICOTTI, Giuseppe. Etruria sconosciuta. Vol. II: Baschi dagli Etruschi ai "Sanates" ai Goti. Appendice: Lex Tudertina di Mario De Dominicis, Todi, 1982, pp. 70, ill. 10.
27) RATI, Giancarlo. Paolo Rolli nella storia della critica, Terni, Arti Grafiche Nobili, 1982, pp. 64.
28) RINALDI, Marcello. L’Eremo della Pasquerella. Storia di un santuario terapeutico medievale al Forello, Todi, Grafica Battistini, 1988, pp. 154, ill. 58.
29) BERGAMINI, M. – CATALLI, Fiorenzo – NULLI MIGNOLA, F. – TODINI, M.. Miscellanea Archeologica Tuderte 1°, Todi, Plurigraf, 1989, pp. 110, ill. 67.
30) ALCINI, Angelo. La Madonna del Campione centro di vita religiosa e civile di Todi, Todi, Tip. Tuderte, 1990, pp. 144, ill..
31) RINALDI, Marcello. L’Istituto Crispoldi tra passato e futuro, Todi, grafica Battistini, 1990, pp. 64, ill. 35.
32) PETRUCCI, Martino. Il Tempio del SS. Crocefisso in Todi, Todi, Tipografia Tuderte, 1938, pp. 175, ill. 48.
33) CAPORALI, Margherita. Margherita Caporali Chiaramonti. Nel centenario della nascita, Todi, 1994, pp. 16.
34) BON VALSASSINA, Caterina. La statua lignea della "Sedes Sapientiae" nella chiesa di S. Maria in Camuccia di Todi. Recupero, restauro, valorizzazione, Todi
35) PIETRANGELI, Carlo. Opere di provenienza tuderte nei Musei Vaticani, Todi, Ediart, 1993, pp. 59.
36) PIERANTONI, Maria Luigia. Ricordando Carlo Pierantoni, Todi, 1995, pp. 16, ill. 7.
37) PERICOLI, Mario. Acque, frane e terremoti in Todi e nel territorio. Schede bibliografiche, indice tematico a cura di M. Rinaldi, Todi, 1997, pp. 47.
38) TADDEI, Carlo. Quadretti di vita tuderte, 1ª parte, Ed. C. Grassetti, Todi, 1996, pp. 160, dis. di E. Biganti.
39) TADDEI. Carlo. Qudretti di vita tuderte, 2ª parte, Todi, Litograf, 1996, pp. 140, dis. di D. Caporali.
40) D’ETTORRE, Francesca. Ulteriori equivalenze e parallelismi formali in relazione al n. 154 del XIII volume del Corpus della Scultura Altomedievale, Todi, Litograf, 1997, pp. 64, ill. 18, dis. di p. 49 d’Ettorre.
41) FAGIOLI, Roberto. Il convento di San Filippo a Todi. 1860-1896, 1997, pp. 184.
42) D’ETTORRE, Francesca. Sculture altomedievali nel Museo Comunale di Todi, Todi, 1999, pp. 64.
43) RINALDI, Marcello. Il padre dei poveri. Luigi Crispolti 1815-1883,
44) TADDEI, Carlo. I racconti della nonna. Leggende tuderti, Todi, 1999, pp. 200.
45) DELLA ROSA, Franco. Storia di Todi in un manoscritto del XVIII secolo, Viterbo, 1999, pp. 34, ill. 4.
fuori numerazione
a) ALVI, Pirro. Cristoforo Colombo e fra Gian Bernardino Monticastri, 1992.
b) GRASSETTI, Carlo. Todi com’era, 1983.
c) TADDEI, Carlo. Quadretti di vita tuderte, 1997.
riproduzioni
1)
GETULIO CECI (1865-1932). Sonetti in vernacolo Todino, Todi, A. Trombetti Tip. Editore, 1897, pp. 48.2) CIPRIANO PICCOLPASSO (1524-1579). Veduta di Todi in: Le Piante et i ritratti delle Città et Terre dell’Umbria sottoposte al Governo di Perugia. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Manoscritti Vittorio Emanuele, 550, disegno n. 12 (misura della riproduzione cm. 23x35).
3) GIACOMO LAURO (nome accademico di Pietro Ridolfini, + 1674). L’Antichissima Città di Todi, due rami con dedica al cardinale Pro-Datario Giovanni Giacomo Millo (+1674). (Misura della riproduzione cm. 53x85).
4) PIERRE MORTIER. Todi de l’Etat de l’Eglise, in Nouveau théâtre d’Italie, tomo II, a Amsterdam, Chez Pierre Mortier, 1740. (Misura della riproduzione cm. 43x54).
5) SAN FILIPPO BENIZI E LA LIBERAZIONE DELLE ANIME DAL PURGATORIO. Todi, Monastero di S. Francesco (già S. Marco dei Servi di Maria), affresco datato 1346, cm. 350x750. (Misura della riproduzione cm. 40x73).
6) SEDES SAPIENTIÆ. Todi, Chiesa di S. Maria in Camuccia, scultura lignea policroma, inizio del secolo XII. (Misura della riproduzione cm. 70x25).
7) FRATE JACOPONE DA TODI. Prato, Museo dell’Opera del Duomo, affresco di Paolo Uccello (1440-50). (Misura della riproduzione cm. 70x23).
medaglie
(Bronzato – Argentato)
1)
JACOPONE DA TODI – TU NASCESTI NON DE CARNE D’AMORE.2) SEDES SAPIENTIÆ. Todi, 1991.
RES TUDERTINÆ a completamento della Collana riguardante argomenti tudertini promuove anche una serie di
videocassette
1)
Todi etrusca, romana e medioevale.2) Todi e il suo antico territorio fino al 1848.
3) Martino I, papa, santo e martire da Todi a Chersona (+ 16 settembre 654).
4) Filippo Benizi, santo, da Firenze a Todi (22 agosto 1285).
5) Frate Jacopone da Todi e la statua "SEDES SAPIENTIÆ ".
6) Frate Jacopone (+1306) e Bonifacio VIII (+ 1303).
7) Il Duomo di Todi, il palazzo vescovile, il Seminario.
8) I palazzi Comunali e le Piazze di Todi.
9) Il tempio di San Fortunato e il Convento francescano.
10) La Consolazione (Bramante) e il Rinascimento a Todi.
11) Acquasparta: Federico Cesi (1585) e Galileo (1564-1642).
12) Fra Giambernardino da Monticastri e la scoperta dell’America.
13) Bartolomeo d’Alviano a Venezia (+ 1515).
14) Paolo Rolli a Londra e il Melodramma (+ 1765).
15) Angelucci Angelo (1815-1891) da Montecastrilli a Torino con i Savoia.
16) L’Istituto Tecnico "Augusto Ciuffelli" e l’Agricoltura.
17) Architetti, Condottieri, Magistrati, Musicisti, Orefici, Pittori, Poeti, ecc di Todi.
18) Il Tempio del Crocifisso.
19) Chiese minori: S. Ilario, S. Maria, S. Nicolò, S. Prassede.
20) Santi e Beati tudertini.
21) Famiglie nobili di Todi.
22) Acque minerali: Furapane, Amerino, Raggio, San Faustino, Vasciano.
NOTA BENE – Al 31 ottobre 1991 è disponibile solo il n. 5 "Frate Jacopone da Todi e la statua SEDES SAPIENTIÆ ".
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Edito dal
GRUPPO RICERCA FOTOGRAFICA
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Fotografie e Grafica
Arch. Franco Della Rosa
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Stampa: Tipolitografia Quatrini A. & F. s.n.c.
Via S. Lucia, 43-45-47 - Viterbo
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I Edizione – gennaio 2000
PER VEDERE COME SI SMALTISCONO LE OPERE,
QUANDO QUESTE NON SONO APPREZZATE,
SU CONSIGLIO DI DON MARIO PERICOLI,
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