CATASTO "PIANO"

Precursore del Catasto Gregoriano, fu ordinato da papa Pio VI nel 1777 e composto

per il territorio amerino da 397 pagine suddivise in "ecclesiastico" e "civile".

Copia di Franco Della Rosa - Non consultabile - Stralcio illustrativo.

    

    

"ecclesiastico"

   

   

"civile"

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IL CATASTO PIANO

 

Dei Catasti più antichi giunti sino a noi, in ambito locale, si ha testimonianza soltanto di quello amerino conservato in 27 volumi, di cui i cinque più antichi in pergamena, a copertura di un arco di tempo che va dal 1371 al secolo XVII.

Nello Stato Pontificio sino al Seicento inoltrato, mancarono catasti generali omogenei. Il fatto fu legato al sistema di riscossione delle imposte che concedeva alle singole comunità di mantenere le proprie leggi usi e privilegi. Soltanto con il Catasto Innocenziano, voluto da papa Innocenzo XI nel 1681, si attuò il primo prelievo fiscale su base catastale con distribuzione del carico dei tributi tra i possessori di beni; sistema che ben presto si rivelò fallimentare nonostante il ferreo controllo operato della Congregazione del Buon Governo e le severe pene previste per le dichiarazioni non corrispondenti al vero oltre all’obbligo imposto in particolare ai baroni di assolvere ai propri doveri fiscali come per gli altri cittadini.

Nell’Italia centrale, nel corso del XVIII secolo, lo Stato Pontificio iniziò ad avviare il primo processo di profondo rinnovamento politico ed economico attraverso l’impostazione del catasto, tanto che l’epoca successiva alla Restaurazione fu ampiamente caratterizzata dai primi progressi di innovazione tecnologica e di organizzazione finanziaria. L’opera fu avviata con il cosiddetto Catasto Piano, ordinato nel 1777 da Pio VI per tutto il territorio dello Stato. Il primo passo fu rappresentato dall’istituzione dalla Congregazione del catasto avvenuta il 23 luglio che rientrava in un disegno più ampio di riordino fiscale indispensabile per l’attuazione dello stesso Catasto, si trattava di un organo presente in ogni comunità atto a creare e seguire le assegne, ovvero le autodenunce che i proprietari presentavano al notaio-cancelliere della stessa comunità riguardanti ogni cappella o contrada.

Un esempio significativo di Catasto, poco precedente al Catasto Piano, è rappresentato nel 1718 dal Catasto Lombardo geometrico-particellare voluto da Carlo VI, nel quale il più noto è quello di Milano, di fatto fu il primo esempio di catasto moderno in sostituzione dei precedenti descrittivi. Nello Stato Pontificio bisognerà invece ancora attendere i primi dell’Ottocento e la fine della dominazione francese, fintanto non viene concentrata l’attenzione sul censimento, sulla descrizione dei terreni e dei fabbricati, e il catasto assume con il Gregoriano finalmente funzioni diverse da quella di puro mezzo di prelievo fiscale.

L’impostazione del catasto trovò sul nascere molti ostacoli di carattere tecnico, sia per la realizzazione delle mappe dovuta alla definizione degli incerti confini, sia nella mancanza di norme chiare che comportarono diversi arbitri da parte degli estimatori; a tutto ciò si aggiunse la presenza di numerose Congregazioni catastali, una per ogni Comunità, che contribuirono ad aumentare il disordine e la difformità dei registri. Nonostante le suddette limitazioni, fu costituito un allibrato composto di dieci classi che comprendevano, tra gli altri soggetti censiti, i baroni e gli ecclesiastici. La creazione del catasto richiese cinque anni di lavoro ed alti costi per l’attuazione, in particolare a causa della diaria dei periti. Con l’invasione francese, nel 1798, la sua attivazione si arrestò, anche se in seguito il Catasto Piano fu utilizzato dalle autorità francesi come base per l’imposizione della tassa prediale.

Precursore del Catasto Gregoriano, il Catasto Piano è composto per il territorio amerino da 397 pagine suddivise in catasto ecclesiastico e catasto civile. Una copia completa è stata riprodotta negli anni ottanta dallo scrivente per studiare le trasformazioni dei possedimenti rurali locali e le colture tra 7-8 e ‘900.

È noto che il catasto settecentesco si affermò come strumento di intervento statale diretto contro nobili, clero e contadini che vivevano dei beni demaniali. “Era la testimonianza del consolidarsi della classe dei proprietari e degli affittuari borghesi, del diritto borghese che si affermava nelle campagne, leva del nuovo ordine sociale, in contrapposizione alla manomorta ed al fidecommesso”. Nel corso del XVIII secolo “si pone anche in Italia il problema di limitare il potere della nobiltà e della Chiesa, di contestare l’idea e la pratica della proprietà come concessione, circondata da vincoli, salvaguardata da divieti”[1]

Con il Motu proprio del 19 marzo 1801 firmato da Pio VII, si pone la base del nuovo sistema daziale e si pose termine a privilegi ed esenzioni e ad ogni genere di particolarismo fiscale.

Dalla riforma del catasto pontificio che si avvalse anche dell’esperienza del Catasto Teresiano nonché della codificazione napoleonica nascerà il catasto Pio-Gregoriano.

            In contemporanea alla nascita del catasto grafico, rappresentato dal Gregoriano, si diffusero i cabrei, ovvero, rappresentazioni particellari con l’aggiunta dei vari tipi di colture differenziate per colorazione ed entità; tutto ciò fu però limitato alle grandi proprietà fondiarie dell’epoca[2].

                                                                                                                                                                       Franco Della Rosa

 

[1] E. Piscitelli, La Riforma di Pio VI e gli scrittori economici romani, Milano, Feltrinelli, 1958 - V. Vita Spagnuolo, I Catasti generali - R. Zangheri, Catasti e storia.

[2] Per l’amerino sono noti quelli dei due rami principali della famiglia Carità, dei Montoro ed altri di cui lo scrivente ha copia fotografica.

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vedi anche in: www.grupporicercafotografica.it/annunci.htm  n. 2

www.grupporicercafotografica.it/Studi.htm

www.grupporicercafotografica.it/gregoriano.htm

 

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