Note storico-artistiche per lo studio progettuale di

  

restauro della chiesa di santa Maria delle Grazie

del Centro Geriatrico di Terni

 

 

 

            Il progetto è finalizzato al restauro della Chiesa di santa Maria delle Grazie ed annessa sacrestia, storica costruzione facente parte di un ampio convento profetizzato da san Bernardino da Siena durante il suo lungo soggiorno a Terni poi sorto nel bosco presso la fonte denominata Pan Perduto, per interessamento di fra Fortunato Coppoli che sollecitò la concessione papale da Sisto IV. Il primo cenobio francescano è datato al 1474.

                   L’attuale ricorrente denominazione si diffuse in seguito ad alcuni avvenimenti miracolosi che si verificarono presso la fonte, che da allora venne chiamata Fonte delle Grazie.

      

                   Le poche notizie sul complesso ricordano che la Chiesa ed il convento vennero ultimati alla fine del sec. XV, periodo a cui risale il chiostro con il pozzo centrale. Nei secoli XV e XVI la chiesa fu decorata con dipinti di Nicolò Alunno, di Giovanni Spagna e del Perugino. Vi erano inoltre effigiati gli stemmi delle famiglie ternane di antica nobiltà. Questi e altri dipinti lasciarono la chiesa dopo il 1870 con la demanializzazione del complesso. Tra la fine del sec. XVI e i primi decenni del XVII la chiesa fu notevolmente trasformata, arricchita di cappelle e ornata di affreschi.

        

Nei primi anni del secolo XVIII, dopo il terremoto del 1703, la chiesa fu restaurata e decorata con affreschi nelle volte.

Qui dimorò il Beato Barnaba Manassei, fr. Fortunato De Coppoli.

                   Ai piedi della salita delle Grazie (si tenga conto che l’ingresso originario è quello rivolto alla Città) vi è una Maestà o Tempietto con immagine della Madonna, a cui i fedeli fanno una festa ogni anno.

                   Presso la Chiesa, in passato officiata dai PP. Minori Osservanti, si celebravano in gran pompa la Festa dell’Immacolata Concezione, alla quale interveniva il Magistrato. Così vi si faceva la festa di san Francesco, del perdono, e qualche altra di minore importanza. Trattandosi sino a pochi anni fa di Chiesa rurale, la presenza dei frati era di grande utilità alla campagna per l’opera che prestava nell’amministrare i Sacramenti, nell’assistere gli infermi ed altro.

Talvolta in questo Convento si davano gli Esercizi agli Ordinandi.

      

         La semplice facciata della Chiesa è in conci calcarei, con apertura centrale, è preceduta da un portico oggi ridotto a quattro arcate; il portale ha l’architrave sorretto da due graziose mensole sagomate con il monogramma di Cristo, insegna di S. Bernardino, e la data 1482. La lunetta sovrastante reca un dipinto a tempera, copia recente dell’affresco dello stesso soggetto attribuito a Piermatteo d’Amelia da qui strappato alla fine del sec. XIX ed ora conservato nella Pinacoteca Civica, oggi in restauro. Nel muro del cortile prospiciente il sacrato è inserito un piccolo tabernacolo cinquecentesco.

     

                   L’interno è a navata unica coperta con volte a crociera poggianti su paraste e decorate con tempere raffiguranti girali vegetali entro cui sono figure di Santi: nello stato attuale essi devono essere riferiti ad una inopportuna iniziativa di ridipintura realizzata in occasione dell’ultimo scadente restauro subito dall’edificio nel 1957. In quell’occasione vennero malamente ritoccati anche gli altri dipinti.

                   Lungo la parete destra si allineano una serie di altari tardo-cinquecenteschi, mancanti della mensa, predella e paliotto, con le fronti in stucco policromato composte di trabeazioni e paraste classiche decorate da elementi spiccatamente manieristici. La prima fronte con due cariatidi sorreggenti un arco spezzato inquadra un dipinto a tempera raffigurante santa Caterina d’Alessandria ed angeli, molto ridipinto, della seconda metà del sec. XVI; nei medaglioni laterali i santi Lucia, Francesco di Paola, Francesco d’Assisi, Caterina d’Alessandria. Sulla fronte dell’arco è lo stemma della famiglia Petroni. Nel secondo altare a mascheroni con corpo a colonna rastremata in basso è un dipinto su tela raffigurante la Crocifissione, opera anch’essa del sec. XVI, ma molto ridipinta; nei medaglioni i santi Francesco e Bernardino, Annunciata ed angelo. Lo stemma è della famiglia Manassei (6 gigli su campo rosso, bande orizzontali ondeggianti bianche e celesti); ai lati, la data 1602. Il terzo altare inquadra un dipinto, ad olio su tela raffigurante l’Immacolata Concezione degli inizi del sec. XVIII. Il transetto è decorato a finte specchiature e motivi vegetali; sull’altare maggiore è un dipinto raffigurante i santi Francesco e Bernardino, molto ritoccato, probabilmente del sec. XVIII. Nella parete sinistra, il dipinto sul primo altare è un olio su tela che raffigura la Vergine in trono e Santi del sec. XVIII. La seconda cappella dedicata a san Francesco è decorata da eleganti stucchi bianchi e dorati che racchiudono dipinti a fresco finiti a secco raffiguranti, a sinistra, la Predica di san Bernardino e, a destra, un Miracolo di san Diego; ai lati, i santi Francesco, Pietro, Paolo e Chiara; in alto, Profeti. Nella volta, Eterno benedicente, Adorazione dei Magi, il Riposo durante la fuga in Egitto, Augusto e la Sibilla, Circoncisione. Sono opere, purtroppo ridipinte, di Cesare Sermei della prima metà del sec. XVII. Sull’altare è il dipinto con san Francesco e la Vergine di Tullo Bertozzi, che lo eseguì durante i lavori del 1957, quando fu malauguratamente incaricato anche della ridipintura degli affreschi seicenteschi. La prima cappella è dedicata all’Immacolata; ampie riquadrature in stucco bianco e dorato racchiudono dipinti a tempera raffiguranti, a sinistra, Incontro di Gioacchino e Anna, a destra la Nascita della Vergine; in alto, figure di Profeti; sopra l’Arca Santa, L’arca di Noè, l’Immacolata Concezione fra Adamo ed Eva, Apparizione di Dio a Mosè. Le storie, anch’esse ridipinte, specie il riquadro di sinistra, sono opera di Cesare Sermei.

Il chiostro, a doppia serie di arcatelle chiuse su due lati, ha le lunette decorate con storie della Vita di san Francesco sormontate dagli stemmi gentilizi di famiglie ternane. Al centro è un pozzo le cui colonne ottagonali sorreggono l’architrave che ha la data 1484.

 

       

 

     

 

     

 

     

 

        

                   Nei secoli la storia del convento fu complessa e poco attenta ai tesori artistici che esso custodiva: nel 1657 il convento venne trasformato in un lazzaretto; con l’occupazione francese del 1798 il convento venne adibito ad ospedale militare;

Dopo l’Unità, con la soppressione delle congregazioni religiose, il complesso passò in proprietà allo Stato che lo cedette al Comune di Terni e fu utilizzato, fin dal momento della sua acquisizione, ad Ospizio per cronici e mendicanti.

Durante l’ultima guerra fu utilizzato come ospedale; dal 1940 è stato trasformato in casa di riposo per anziani, adattando a questo scopo le strutture originarie con continue opere di rinnovamento e ampliamento. Nel 1966 veniva inaugurata una nuova ala e attivato un centro geriatrico; negli anni ottanta fu costruita un’altra ala, oggi è ancora oggetto di ristrutturazioni e ampliamenti.

                   Pesanti sono sempre stati gli interventi operati e di conseguenza dannosi i risultati ottenuti.

                  Oggi la Chiesa, fulcro dell’intera struttura, è rimasto l’unico elemento di qualità nel complesso edilizio dell’Unità Operativa Assistenza Geriatrica Residenziale dell’ASL di Terni circondato da un ampio parco che, pallido ricordo dell’antico bosco sacro, seppur trascurata, resta l’unico luogo ricco d’arte, punto di riferimento per cerimonie religiose cittadine, ambiente di sollievo per i ricoverati, oggetto d’interesse da parte di studiosi nonostante l’assenza di rivalutazione ad essa rivolta.

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Ci sta lassù a le Grazzie ‘na fontana

è, la fontana de san Bernardinu.

Se ch’acqua bella! Pare argentu finu

che chi la bee se sende arsuscità.

Acqua che fa passallu ‘gni dolore,

acqua che lèa le pene da ‘gni core.

Fontana mia,

non te seccà...

co ‘st’acqua bella tia

i famm’arsanà!

(...)

(Furio Miselli, Fontana Mia)

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BIBLIOGRAFIA:

Chiesa e Convento di santa Maria delle Grazie:

 

- G. B. Cavalcaselle - J. Crowe, A History of Painting in Italy, Londra 1864-1866, voll. 3, Vol. II, pp. 203. 508; Vol. III, pp 160, 324.

- M. Guardabassi, 1872, pp. 318-319.

- Frenfanelli - Cibo. Niccolò Alunno e la Scuola Umbra, Roma, 1872, pp. 165-168.

- Latina Gens. 1931, p. 50.

- F. Angeloni. 1966. (1646), pp. 228-229, 355.

- Philippus de Firenze, Itinera Ministri Generalis Bernardini de Arezzo (1691-1698) per Italiam, Romae, 1971, vol. IV. pp. 450-452.

- Ricerche in Umbria. I, 1976, pp. 67. 209.

- L. Silvestri. 1977. (1856-57), pp. 272, 610-611.

- L’Umbria. Manuali per il territorio. Roma, 1980, pp. 468-474.

- Manoscritto inedito del Canonico Giovanni Chiaranti scritto nel 1866, Memorie di Chiese Ternane dopo l’Unità d’Italia, a cura di don Carlo Romani, Terni, 1992.

- Archivio di Stato di Terni, carteggio Le Grazie..

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Intervento messo a punto per la fuoriuscita dell'umidità tramite nuove doppie porte

munite di cancelli posizionate all'ingresso della sacrestia, della cantoria e del portico.

Opere in legno e in ferro della Ditta Gubbioni Alessandro di Avigliano Umbro.

 

Arch. Franco Della Rosa

Maggio 2005

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www.grupporicercafotografica.it

dellarosa.f@gmail.com